mercoledì 19 settembre 2012

Storia della Marvel Comics: 1932-1961


La preistoria delle meraviglie
Il colosso editoriale universalmente noto come Marvel Comics nasce a New York nel 1932 con il nome di Western Fiction Publishing. Il suo lancio si deve essenzialmente al coraggio di due giovani imprenditori, Martin Goodman e Louis Silberkleit. Goodman, classe 1910, rimane ben presto da solo alla guida della casa editrice per divergenze con il socio, e sfrutta appieno il fenomeno dei pulp, riviste di racconti e romanzi popolari a basso costo. Negli anni l’azienda adotta ben 59 nomi diversi. I più noti sono sostanzialmente tre: Timely (anni Quaranta), Atlas (anni Cinquanta) e, naturalmente, Marvel (dal 1961 in poi). L’ingresso della Timely nel campo dei fumetti avviene nel 1939, quando Goodman incarica Frank Torpey, agente commerciale del gruppo di artisti Funnies Inc., di elaborare per lui una linea di comic books. In realtà è lo stesso Torpey a spronare Goodman, facendogli notare il successo che il nuovo mezzo di intrattenimento di massa stava ottenendo, portando fiumi di denaro nelle tasche di editori rivali. Un esempio su tutti, i fumetti di Superman e Batman della DC Comics. La Funnies Inc., diretta dal francese Lloyd Jacquet, annovera tra le sue file Bill Everett, Carl Burgos e molti altri artisti che avrebbero fatto la fortuna della casa editrice. Il loro primo prodotto è la testata Marvel Comics (11/1939), al cui interno figurano le avventure del Sub-Mariner di Everett e della Torcia Umana di Burgos, due personaggi che sarebbero stati poi rielaborati e introdotti a pieno titolo nel moderno Marvel Universe. Il concetto dell’eroe diverso e alienato, che sarà poi alla base dei successi della Marvel anni Sessanta, è già presente in queste due prime creazioni. Namor, il Sub-Mariner, è il principe di una razza sottomarina in eterno conflitto con gli uomini di superficie. La Torcia è un androide in grado di infiammarsi, dotato, suo malgrado, di una struggente e malinconica umanità. Negli anni Quaranta il fumetto va a mille (non a caso verrà definita l’età d’oro, la Golden Age) e, per soddisfare le esigenze di un pubblico in continua crescita, bisogna produrre nuove testate a ritmo industriale. Così la Torcia Umana e Sub-Mariner ottengono il loro albo personale, rispettivamente nell’autunno del 1940 e nella primavera del 1941, mentre altri personaggi come The Human Top, The Silver Scorpion, Flexo, The Blazing Skull e The Destroyer affollano riviste intitolate Daring Mystery (01/40), Mystic (03/40), Red Raven (08/40) e USA Comics (08/41). Ma il parto più importante dell’epoca è Capitan America (03/41), con protagonista l’eroe del sogno americano, che arriverà a vendere un milione di copie al mese. I suoi autori, Joe Simon e Jack Kirby, sono rispettivamente editor-in-chief e art director della Timely. Nel 1941 la celebre coppia passa alla concorrenza e Goodman investe del ruolo di direttore editoriale della struttura un giovane autore di 19 anni, dinamico e promettente, cugino della moglie. Il suo nome è Stan Lee. Stan rivestirà quella carica per oltre tre decadi. Ben presto Goodman assume uno staff redazionale di disegnatori, il cosiddetto Bullpen. Tra questi ricordiamo George Klein, Ed Winiarski, Dave Gantz, Dave Berg e Mike Sekowsky. Lee, nel suo ufficio sulla 42esima Strada di Manhattan, coordina alacremente il lavoro del Bullpen e scrive Captain America Comics ispirandosi a scrittori più esperti di lui, quali Charles Biro (Daredevil della Golden Age) e Bill Finger (Batman). Dopo i fasti del periodo bellico, i comics continuano a vendere in misura soddisfacente, nonostante il tramonto del genere supereroistico. Gli uffici Timely si spostano al 14° piano dell’Empire State Building e nuovi artisti animano lo staff interno, tra cui Syd Shores, Gene Colan e John Buscema. Stan ama l’energia del Bullpen e il contatto quotidiano con i disegnatori. Tuttavia lo staff viene improvvisamente sciolto da Goodman per ragioni aziendali. Tutti gli artisti, un tempo dipendenti, si ritrovano freelance. Ma il peggio deve arrivare. Nei primi anni Cinquanta si scatena un’ondata persecutoria contro il fumetto da parte delle varie associazioni dei genitori. Una campagna moralizzatrice che vede il suo apice nella pubblicazione del saggio The Seduction of Innocent (1954) dello psichiatra Fredric Wertham, che mette all’indice il crudo realismo e la violenza dei comics del dopoguerra. Ciò induce gli editori di comic books a creare una sorta di codice di autoregolamentazione interno, il Comics Code Authority, con il compito di eliminare l’“immoralità” dalle storie a fumetti. Molte case editrici sono costrette a chiudere gran parte delle riviste. Emblematico il caso della EC Comics di William Gaines, che si ritrova con una sola testata in vita. Le vendite di fumetti calano vistosamente e la crisi investe anche la casa editrice di Lee, ora chiamata Atlas (dal nome del distributore interno). Nel novembre del 1956, spinto dalla disperazione, Goodman chiude la Atlas e stipula un contratto con il distributore della rivale DC Comics, che limita a otto il numero di testate mensili. Il lavoro è ridotto al minimo. Quasi tutti i freelance vengono allontanati. La divisione fumetti viene trasferita in un piccolo ufficio di Madison Avenue. Lee si ritrova in uno spazio minuscolo assistito solo da una segretaria.

Nascita di un universo
Alla fine degli anni Cinquanta la DC Comics decide di rimodernare i suoi supereroi togliendo loro quell’aria seriosa che li aveva caratterizzati fino ad allora. Da buon editore, Goodman fiuta la pista giusta e decide di tentare nuovamente la carta dei supereroi. A metà degli anni Cinquanta la Atlas aveva cercato di rilanciare i suoi tre pezzi forti, Capitan America, la Torcia Umana e Sub-Mariner, ma con risultati disastrosi. Sta di fatto che, all’inizio del 1961, Lee viene convocato da Goodman e riceve l’ordine di creare dei nuovi supereroi. Stan ha intanto richiamato a sé degli artisti di primo ordine per confezionare le poche testate disponibili, i cui generi spaziano dalla fantascienza al western, dalla guerra al romance. Imitando la politica editoriale della EC Comics, Stan decide di concedere più libertà creativa ai disegnatori, rendendoli partecipi della creazione della storia, dei personaggi e, nel nostro caso, di un intero trend. Per sua fortuna, Lee sfrutta al meglio la disponibilità di due mostri sacri del fumetto americano, Jack Kirby e Steve Ditko, dalle personalità dirompenti. Le differenze, i valori comuni e la sinergia creativa di questi tre uomini danno vita a una delle più grandi rivoluzioni culturali che il fumetto abbia mai conosciuto. Kirby, artista versato in ogni genere, ha già vent’anni di gloriosa carriera alle spalle. I suoi disegni esprimono un’energia esplosiva e la sua immaginazione visiva non ha limiti. Ditko è un grande storyteller, forse il più grande di tutti. Nessuno come lui sa costruire in modo così perfetto una storia a fumetti. Il primo albo dell’era Marvel è datato novembre 1961: Fantastici Quattro. Gli autori sono Stan Lee e Jack Kirby. È l’inizio di una nuova era.

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